concorso | riqualificazione urbana piazzale degli alpini
bergamo
2016
© archivio archos
La nostra proposta prevede la trasformazione di questo spazio in un luogo di relazioni rendendolo non solo emotivamente intonato a ciò che gli sta attorno, ma utilizzandolo come elemento di trasformazione, di ricucitura, di crescita, tra chi arriva, chi parte, chi resta, non solo per un breve viaggio. Non statico sempre dinamico.
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Tutto, dall’uscita della stazione al centro
cittadino, è pensato in favore del traffico
veicolare tenendo di fatto il pedone in
una sorta di stato di inferiorità nei confronti
del veicolo. E’ nostra intenzione pensare lo spazio come una piazza urbana e non più come giardino pubblico. Nelle città finite non è più possibile creare emozione con un giardino pubblico, l’emozione in uno spazio libero viene dal paesaggio urbano che lo circonda e dialoga con esso, e dalla gente che lo frequenta.
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Lo scopo del progetto architettonico, come deve essere, non sarà pertanto la costruzione edile di uno o più corpi di fabbrica, bensì l’attivazione di un processo collettivo e condiviso in grado di riempire questo vuoto.
E’ la natura in tutte le sue forme che ci da energia e emozione, ma occorre capire che la natura in città è diversa da quella della campagna. Solo i vecchi alberi del piazzale degli alpini vanno tenuti perché risveglino i sentimenti primitivi che ci fanno sentire vivi, ma vanno liberati dalla loro prigione e dalla loro solitudine.
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Occorre per questo, prima di ogni altro intervento, ripulire l’intero impianto da tutto ciò che può contrastare la trasversalità del parco incentivandone l’attraversamento e successivamente pensare a un oggetto straordinario di segno opposto agli attuali in grado di attrarre rivitalizzando. La scelta di proporre un’unica pavimentazione in stabilizzato di cava non è solo dettata dall’esiguo budget messo a disposizione, bensì da una precisa scelta ecologica e manutentiva oltre che di comfort urbano complessivo.
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In una fase successiva, dal nuovo parterre nascerà
un elemento organico quasi spontaneamente
generato dagli alberi. Una
grande radice che emergendo dal suolo
pareggia i dislivelli, guida i percorsi e i
coni ottici, si lascia scavalcare e cavalcare,
camminare sopra, di lato e attraverso.
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