concorso | centro diurno disabili
gandino (bg)2013
“L’unità è la sola realtà, la diversità ne è una manifestazione apparente” (D. Sprangler). Coerentemente alle nostre generali convinzioni sul potere performante del luogo sui comportamenti umani, riteniamo che lo spazio modificato possa certamente avere un importante ruolo terapeutico particolarmente evidente là dove la permanenza di persone con patologie del pensiero, del linguaggio e in generale della relazione, è continuativa e prolungata.
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Sono soprattutto le teorie di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva a spingerci a interpretare il rinnovato centro diurno per disabili di Gandino in un’esperienza dove l’architettura partecipa in modo attivo alla terapia di riabilitazione.

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La relazione nello spazio tra i diversi attori coinvolti è da considerare come una vera e propria esperienza dove il forte coinvolgimento emotivo e affettivo basato sulla relazione dinamica tra l’operatore, il soggetto disabile e l’ambiente da sperimentare, con le sue implicazioni e complicazioni, partecipa in modo attivo alla maturazione emotiva, affettiva e cognitiva dell’individuo.

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Per tutto questo vogliamo prima di tutto ottenere uno spazio dove ogni malinconia, ogni riferimento alla tristezza, al pessimismo, all’ipocondria, al malumore è bandito, dove la terapia, qualsiasi terapia, viene affrontata giocando, con allegria, gioia, entusiasmo, nella certezza che non vi è apprendimento se non c’è divertimento.

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