© aurelio candido
Un luogo dove stare, pregare, cantare, ballare, recitare, comunicare, lasciandosi trasformare dalla sua grande energia. La sua massa è viva e in grado di assorbire, trasformare e restituire l’energia dell’ambiente e della gente che la abita.
© aurelio candido
La chiesa di fieno modificherà anche il paesaggio per poi esserne riassorbita, sparire e da sola modificare nuovamente lo spazio attorno al monastero. Un’architettura anche se effimera, potente, condizionante. Quello che mi interessa comunicare è il potere catartico dell’architettura, quali effetti può produrre nel pensiero di chi la vive, in che modo riesce a innescare rapporti, reazioni e nuove azioni creative.
© monica ramaccioni
100 enormi balle di fieno, 90x90x200cm, 300 quintali complessivi in grado di accumulare sole, acqua, vento e vita con un’inerzia incredibile. La sua è una struttura massiva priva di tecnologia, sta in piedi e resiste alle azioni meccaniche umane e dell’ambiente per la sola forza di gravità della sua grande massa. Si comporta da fuori come una collina e da dentro come un ventre vivo, la luce entra filtrata dal grande spessore di pareti e copertura. Un unico elemento costruttivo, il fieno, fatto di fibre esauste e di semi vivi che crescono ognuno con i propri tempi e i propri ritmi. Germinando si legheranno in un tessuto strutturale vivo sempre più fitto, dove trama e ordito, nati dallo stesso campo coltivato, si confondono.
© aurelio candido
Penso alla chiesa di fieno come alla città, un ambiente poroso che permette la co-esistenza di varie diversità fisiche e sociali dalla cui interazione, anche conflittuale e antagonista, risulta la forza creativa in cui risiede la sua vita e la sua abilità nel rinnovarsi costantemente.
© monica ramaccioni
La chiesa di fieno all’interno del workshop mostra natura e urbanità – che ne fa parte – come forma d’arte, dove l’istinto di sopravvivenza, l’improvvisazione, la spontaneità e l’apertura verso l’esterno sono fondamentali per mantenere più aperto e democratico possibile il livello d’interazione tra i vari attori coinvolti.
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© monica ramaccioni
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