SPdA summer school di architettura 2014
abitare la città
Summer School residenziale di Architettura 2014. Un intenso percorso di studio arricchito da lezioni frontali, letture e conferenze tra la Toscana e la Sicilia, della durata di 10 giorni. Occasione di confronto non solo con architetti ma anche con archeologi, antropologi, storici, sociologi, economisti, artisti.
SPdA Summer School residenziale di architettura
Poggi del Sasso (GR) – Gibellina (TP) – Firenze
06 luglio – 14 luglio 2014
Il workshop
L’argomento di studio della Summer School residenziale di Architettura 2014 è stato il concetto di CITTÁ (città metropoli, città mediterranea, favela). L’obiettivo è stato quello di analizzare la città contemporanea attraverso la sua storia nelle culture mediterranee, affrontandone il tema progettuale nei differenti approcci. Un intenso percorso di studio arricchito da lezioni frontali, letture e conferenze tra la Toscana e la Sicilia, della durata di 10 giorni, dove i corsisti hanno avuto l’occasione di confrontarsi non solo con architetti ma anche con archeologi, antropologi, storici, sociologi, economisti, artisti.. questo perché città significa prima di tutto abitare insieme, costruire insieme, condividere esperienze e saperla progettare per un architetto, significa avere un approccio olistico e multidisciplinare.
Abitare è un bisogno e abitare insieme, per l’uomo, una necessità. Possiamo dire che la forma architettonica nasce dal bisogno collettivo di stare assieme, di vivere con le altre persone, condividere spazio e tempo, Abitare è quindi è quindi prima di tutto costruire e coltivare relazioni.
L’architetto deve essere consapevole del potere dell’architettura e della sua possibilità di ispirare, motivare e innescare processi sociali e questo soprattutto perché l’architettura è prima di tutto un gesto collettivo. L’architetto e l’architettura non sono campi dove si può agire da soli e quando la progettazione non è più un atto puramente autoritario e intellettuale diventa uno scambio. Progettare e costruire uscendo dal ruolo classico imposto dalla società, o dalla ruotine, significa poter diventare promotore, non di un progetto, ma di un proprio modo di operare all’interno di una personale visione del mondo.